Ogni notte siamo soliti praticare il sonno monofasico, quello che consiste in 7-8 ore di riposo notturno con notevoli benefici all’organismo. Il sonno monofasico è una fonte di rigenerazione fisica e mentale, quindi alleato principale del benessere psicofisico di ogni individuo.
Non tutti sanno però che ci sono altre tipologie di sonno che possono essere scelte in determinate situazioni o che si manifestano naturalmente, note come sonno bifasico e sonno polifasico. Scoprite con noi in cosa consistono queste due tipologie di sonno e i possibili rischi connessi ad esse.
Sonno bifasico e polifasico: tutte le differenze
Distinte dal sonno monofasico che interessa la maggior parte delle persone, ci sono altre due tipologie di sonno: bifasico e polifasico.
- Il sonno bifasico fa riferimento a due cicli di sonno durante una sola giornata ed è abbastanza comune. Basta pensare ad un riposino pomeridiano, oltre a quello notturno, per aver chiare le idee su questa tipologia di sonno che per alcuni è assolutamente rigenerante; sonno tipico dei bambini o degli anziani.
- Il sonno polifasico, invece, è molto più complesso. La principale manifestazione è quella dei neonati che dormono in più fasi di sonno durante una sola giornata ma le sue origini risalgono da ben lontano e ci sono metodi che lo hanno testato per l’uso anche in età adulta, in determinati casi.
Il sonno polifasico, infatti, è anche chiamato sonno dei geni perché personalità del passato di spicco come Leonardo Da Vinci lo hanno scelto nella loro routine quotidiana. Da Vinci ne fu un fautore. Il noto artista italiano dormiva poco per lasciar spazio alle sue passioni. Il suo sonno era diviso in soli quattro cicli da mezz’ora ciascuno, per avere più ore al giorno per la sua arte divenendo anche più produttivo ma questo tipo di sonno non sempre funziona; dipende da individuo ad individuo.
In linea generale, si inizia dal sonno polifasico nella prima infanzia in modo del tutto naturale, per proseguire poi con il sonno bifasico quando si è bambini e il monofasico quando si è adulti. Da anziani invece il sonno può variare in bifasico o polifasico perché con l’avanzare dell’età subisce mutamenti che li portano a soffrire, nella maggior parte dei casi, di disturbi del sonno.
I metodi testati per il sonno polifasico
Il sonno polifasico, quello che comunemente è il sonno dei neonati o dei cosiddetti geni, è la tipologia più complessa di sonno. Il suo scopo principale è quello di raggiungere rapidamente la fase REM, quella intensa di sonno, considerata come unica fase fondamentale del sonno.
Due sono stati i metodi testati per il sonno polifasico, per i quali è necessario un intenso allenamento costante: Everyman e Uberman.
- Il metodo Everyman per il sonno polifasico consiste in 5 fasi che iniziano con il primo sonno di 3 ore consecutive, seguite da 4 fasi di veglia di 3 ore e 40 minuti tra le quali si alternano 20 minuti di riposo;
- Il metodo Uberman invece è più drastico. Le fasi del sonno sono 6. con 3 ore e 40 minuti di veglia che alternano momenti di 20 minuti di sonno per un totale di sole due ore.
Realisticamente parlando, tali metodi dovrebbero essere impiegati soltanto in certe condizioni perché tutti conosciamo l’importanza di un riposo monofasico di almeno 7-8 ore per il proprio benessere.
Quali sono i possibili rischi del sonno bifasico e polifasico?
Dormire con intervalli irregolari, come nel caso del sonno polifasico, può comportare conseguenze negative per la deprivazione del sonno, favorendo fattori che incidono negativamente sulla salute tra i quali obesità, malattie cardiovascolari, difficoltà cognitive.
Tra le due tipologie esaminate, il sonno bifasico è quello più comune dal quale è possibile trarre facilmente benefici come essere più produttivi durante il giorno, migliorare le funzioni cognitive ma non per tutti un sonno bifasico può funzionare. Ci sono persone che non riescono ad addormentarsi il pomeriggio così come quando non prendono sonno la sera se il pomeriggio hanno dormito troppo.
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